CIMBRI
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CONTESTO GEOGRAFICOLa Lessinia è la zona di Prealpi Venete situata a Nord di Verona. E' costituita da un altopiano che si apre a ventaglio verso la Pianura Padana, solcato da cinque vallate principali. I loro nomi sono: Valpolicella e Valpantena (che sono le piu note), ma anche Val di Squaranto, Val d'Illasi, Val d'Alpone, e alcune vallate minori. Le zone "montane" della Lessinia al tempo dell'ultima dominazione veneziana costituivano il "Vicariato della Montagna". L'insieme dei paesi che la componevano andava sotto il nome di "Zona dei Tredici Comuni". Essi erano:
STORIA DEI CIMBRIANNO 600-300 a.C. La steppa Centrale-Asiatica è la sede di tribù nomadi da secoli. Un popolo nomade chiamato gli "Scythians" si muove a nord-ovest fra i fiumi Oder e Vistula verso il Baltico fra il 500 ac ed il 300ac. Tale popolo raggiunge la Danimarca dando origine al popolo chiamato "Cimbri"
ANNO 123-101 a. C.
Una popolazione originaria dello Jutland in Danimarca invase con altre tribù celtiche e germaniche (amboni, taurini, e in particolare i Teutoni, stanziati nella Germania settentrionale) la regione danubiana occidentale. Erano di statura gigantesca; avevano facce angolose, aspetto truce e capelli
biondastri; portavano armature di ferro, lunghe lance a duplice punta, elmi
adorni di lunghi cimieri e spade pesanti; la loro ferocia era terribile e strani
i costumi; erano soliti andare alla guerra accompagnati dalle loro donne che
spesso prendevano parte alle battaglie e si mostravano non meno valorose e
crudeli degli uomini. I Cimbri e i Teutoni potevano senza difficoltà penetrare in Italia per i
valichi delle Alpi Carniche e Giulie, ma osarono poche volte, tanta era la fama
della potenza di Roma e dei suoi eserciti che incuteva rispetto agli stessi
vinti.
Furono sconfitti nel 101 a.C. dall'esercito romano di Mario. Uno sparuto numero di guerrieri cimbri sarebbe sopravvissuto nel "grande scontro" (grossen Stroach) e avrebbe trovato rifugio sulle montagne del Veneto (nell'alto veronese e sull'altipiano vicentino) L’isolamento e l’unità geomorfologica del territorio furono, già a partire dal periodo medievale, il presupposto per lo sviluppo unitario di una vera e propria indipendenza linguistica e politica. Sia i Sette Comuni (nel vicentino) che i Tredici Comuni (nel veronese)
furono, quasi sin dal tempo della loro fondazione, all’interno del territorio controllato dalla repubblica marinara di
Venezia. Ai veneziani i cimbri fornirono per secoli il legname per la costruzione delle navi della flotta. Per questi servigi e per il fedele controllo dei confini - non dimentichiamo che le colonie cimbre si trovavano all’estremo margine settentrionale del territorio di S. Marco - le comunità
cimbre ottennero dai dogi un’ampia autonomia, mantenuta e confermata nel corso dei secoli, con proprie leggi e statuti. La capitolazione di Venezia, nel 1797, per opera di Napoleone e l’attribuzione del territorio veneziano alla corona austriaca durante il Congresso di Vienna, nel 1815, posero fine all’autonomia amministrativa dei Sette e dei Tredici Comuni e tolsero agli stessi quella plurisecolare
tutela che Venezia aveva loro garantito. Nel 1866 il Veneto fu unito al nascente regno d’Italia. Il 23 Maggio 1915 l’Italia dichiara guerra all’impero austro-ungarico degli Absburgo; l’altopiano dei Sette Comuni e tutta la zona di Luserna e Lavarone divengono improvvisamente zona di guerra, i cimbri veneti sul fronte italiano, i cimbri trentini su quello austriaco. Le montagne divennero teatro di alcune delle più sanguinose
e massacranti battaglie di tutta la prima guerra mondiale. I paesi furono ridotti a cumoli di macerie e di rovine; gli abitanti dei Sette Comuni furono evacuati nella Pianura padana, dove furono costretti a parlare sia tra di loro che con i loro bambini, in italiano, per non essere considerati nemici.
Molti non ritornarono più sull’Altopiano vicentino. Ancora oggi invece, sebbene ormai quasi scomparso, nella zona di Giazza di Verona si parla quel dialetto di chiarissime origine tedesche: il "Taucias Garëida". Dai molti toponimi riscontrati nei Comuni (soprattutto Roverè e Velo) si deve ritenere che un tempo tale linguaggio fosse comune a gran parte della Lessinia.
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